Sta prendendo sempre più piede in queste ore l’idea del Lido, come scalo per le grandi navi a Venezia. Opere «sperimentali, graduali e reversibili». Progetti compatibili con l’ambiente riducendo gli impatti e fissando limiti alle dimensioni e al numero delle navi.
Questa la proposta presentata alla Capitaneria di Porto da tre docenti dello IUAV, l’università di architettura di Venezia, ed esponenti della cultura ambientalista. L’idea, di Stefano Boato, Carlo Giacomini e Maria Rosa Vittadini sostanzialmente è quella di fermare le grandi navi al di sopra delle 40 mila tonnellate in nuovi ormeggi galleggianti e removibili alla bocca di Lido, davanti all’isola artificiale del Mose.
«Nessun problema per i rifornimenti, che arriverebbero con le chiatte, come si fa in altri porti del mondo e come si vuol fare con il porto commerciale off shore. E nemmeno per i croceristi, che arriverebbero al nuovo avamporto trasportati da motonavi e barconi a bassa velocità». Un uso compatibile della laguna, capace – scrivono i tre prof – anche di generare ulteriore occupazione, commutando l’attuale marittima in porto destinato ad ospitare il traffico di navi medie e yacht, allargando così l’offerta portuale della capitale della Serenissima.