Specie tropicali che arrivano, specie d’acqua fredda che se ne vanno. Nel Mar Mediterraneo la biodiversità sta mutando e la causa principale è il cambiamento climatico che riscalda le acque. A spiegarlo il biologo marino Ferdinando Boero, dell’università del Salento, nel convegno ‘Gestione sostenibile del Mare Mediterraneo’, organizzato a Roma dall’Accademia dei Lincei per la Giornata mondiale dell’acqua.
Nel Mediterraneo, a causa del riscaldamento, si registrano due fenomeni: ”la meridionalizzazione, cioè lo spostamento delle specie verso Nord, e la tropicalizzazione, cioè l’insediamento di specie tropicali che formano popolazioni importanti e sono competitivamente superiori alle specie preesistenti, che in acque più calde si trovano in condizioni sfavorevoli”, ha detto Boero.
A portare nuovi inquilini nel Mare Nostrum sono anche le navi, che ”trasferiscono circa 10-12 miliardi di tonnellate di acqua di zavorra in tutto il mondo ogni anno, insieme a migliaia di specie marine”, ha osservato Andrea Cogliolo, deputy general manager della Rina Services. ”In qualsiasi momento da 3.000 a 4.500 specie diverse sono presenti nelle acque di zavorra; la stragrande maggioranza non sopravvive al viaggio, ma alcune possono trovare condizioni favorevoli e diventare invasive, modificando interi ecosistemi”.
Proprio le navi, secondo Boero, hanno portato nell’Adriatico una specie di medusa finora sconosciuta, appartenente al genere Pelagia, che prenderà il nome del biologo marino croato Adam Benovic scomparso 2 anni fa. A cambiare la biodiversità, non solo nel Mediterraneo, è poi la pesca insostenibile. ”Con un eccesso di pesca abbiamo tolto i pesci grandi dal mare, e ora peschiamo i pesci più piccoli per farne mangime per l’itticoltura. La natura non ama il vuoto, che è stato riempito dalle meduse”, ha osservato Boero. In pratica ”siamo passati da un mare di pesci a un mare di meduse”.