Le bricole, un pericolo a filo d’acqua

Bricole affioranti, a pelo d’acqua, alla deriva nelle acque della laguna ma anche dei rii interni con grave pericolo per la circolazione. E ancora, monconi di legno marci che si vedono solo quando la marea è bassa e che diventano quindi un’insidia alla navigazione quando sono nascoste dall’acqua. Specie quando cala il buio e con i riflessi della luce la visibilità è di gran lunga ridotta. Anche nei giorni scorsi ce n’erano di abbandonate vicino alle Fondamente Nuove e nel canale di Sacca Serenella a Murano. Ma non è raro imbattersi nei pali galleggianti anche nel frequentatissimo canale che porta all’aeroporto di Tessera.

Colpa della mancata manutenzione, dicono i veneziani, che latita da anni. «Circa 6 anni fa ho fatto duemila euro di danni alla barca e qualche settimana fa ne ho schivata una all’ultimo momento rischiando di ribaltarmi – spiega Alessandro Moretti – nel canale di Tessera ne mancheranno sette».

Insomma, le bricole che sono fondamentali per la navigazione e per orientarsi nei canali spesso si trasformano in pericolosi ostacoli per i natanti. E pare che in laguna ce ne siano circa 500 mila, comprese le paline d’ormeggio e quelle di segnalazione. «Il problema è che il Comune ha fatto vietare il transito ai natanti privati nel canale del cimitero di San Michele, ma quello di Tessera non è illuminato e quindi è pericolosissimo» continua Moretti.

L’emergenza bricole necessita quindi di una soluzione. «Dal canale di Crevan a Treporti ne mancano 5 o 6 continuativamente per cui si resta per almeno un chilometro senza segnalazioni – aggiunge Stefano Nardin – e il pericolo maggiore sono i monconi che restano nascosti sotto acqua e che possono essere disastrosi per le barche e per le persone che sono a bordo. È necessario che chi ha competenza sulle acque capisca che le bricole sono come il guard rail nelle strade e si trovi al più presto una soluzione, magari anche con i pali in plastica di cui si è parlato per anni». «Viene rabbia a pensare quanti danari di legge speciale sono stati sperperati – commenta il consigliere di municipalità Pietro Bortoluzzi – E poi sono un ennesimo esempio del trionfo delle chiacchiere e dell’inadeguatezza dell’attuale regime di gestione della laguna: possibile che non si sia voluto aprire al massimo alla sperimentazione e all’uso anche di nuovi materiali? Possibile che non sia garantita al meglio la sicurezza?»

Fonte: Il gazzettino

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