La flotta della Volvo Ocean Race continua a navigare compatta nell’oceano meridionale e si appresta ad affrontare quelle che potrebbero essere le 48 ore più dure dell’intero giro del mondo nell’approccio del mitico Capo Horn, che i sei team dovrebbero raggiungere nella giornata di lunedì. Continua anche la lotta corpo a corpo in una battaglia tattica che vede una o l’altra barca alternarsi in testa.
Le sei barche si trovano nell’unica zona del giro del mondo dove è possibile incontrare degli iceberg, malgrado l’area interdetta alla navigazione decisa dagli organizzatori, mentre un potente sistema meteo si sta sviluppando alle loro spalle. All’ultimo rilevamento è il team franco/cinese di Dongfeng Race Team, con lo skipper Charles Caudrelier, a guidare la flotta, ma le prime cinque barche sono tutte nel raggio di poco più di 16 miglia.
In un blog inviato a terra Caudrelier ammette che la situazione è stressante e comincia a diventare logorante per lui e i suoi otto uomini. “Credo che sia la prima volta nella storia della Volvo Ocean Race che la flotta è così compatta a queste latitudini. Domani saremo ancora più a sud e la temperatura dell’acqua scenderà ancora. Credo che la parte più dura della regata la vivremo nelle prossime 48 ore.” Dongfeng è stato uno dei tre team a essere vittima di una Chinese gybe (una strambata involontaria con conseguente perdita di controllo della barca) nei giorni scorsi. Fortunatamente nessuno dei team coinvolti ha avuto conseguenze importanti, solo qualche livido e piccoli danni materiali presto riparati con i mezzi di bordo.
Quando i leader sono ampiamente scesi sotto le 2.800 miglia al traguardo di Itajaì, Dongfeng naviga a qualche centinaio di metri da Team Alvimedica, su cui corre il solo italiano Alberto Bolzan che fra poche ore vivrà l’esperienza unica per ogni velista, doppiare il mitico e temutissimo Capo Horn. Alle spalle dei due battistrada gli spagnoli di MAPFRE, Abu Dhabi Ocean Racing e Team Brunel con un distacco incredibile di sole 14 miglia. Più staccate le veliste di Team SCA, circa 187 miglia dietro e che hanno perso terreno nelle ultime ore.
Ora tutti i team si preparano per la forte perturbazione che dovrebbe investirli a breve, con venti molto forti, probabilmente le condizioni più dure che i sei Volvo Ocean 65 abbiano incontrato finora. Capo Horn, dove i leader dovrebbero giungere nel pomeriggio europeo di lunedì, potrebbe ancora una volta essere fedele alla sua leggendaria fama.
Capo Horn: storia, notizie e leggenda
Hanno detto: “Capo Horn è abbastanza per chi vive sulla terraferma da sognare una settimana di naufragi, pericolo e morte” (Cape Horn is enough to make a landsman dream for a week about shipwrecks, peril and death” ) Charles Darwin.
Il mito. Capo Horn, il capo vicino alla punta più meridionale del sud America è considerato dai velisti come il punto più famoso e temibile di tutto il pianeta.
Perchè è così temibile? E’ un luogo freddo, desolato e pericoloso. E’ il luogo dove si formano tempeste storiche con venti incredibilmente forti e una visibilità ridottissima. Si trova a sole 500 miglia dall’Antartide ed è spesso infestato da iceberg e growler.
La storia. Il primo a doppiare il capo fu il navigatore olandese Willem Schouten, che lo chiamò così in riferimento alla sua città natale Hoorn, che si trova nella parte settentrionale dei Paesi Bassi.
Per pochi. Anche oggi, sono di più le persone che hanno raggiunto la cima dell’Everest di quelle che hanno doppiato Capo Horn a vela.
In mezzo al nulla. La necessità di passare da capo Horn è stata molto ridotta dalla costruzione e apertura del canale di Panama nel 1914, cosa che rende il luogo ancor più speciale, dato che le rotte commerciali non passano più dall’Horn e sono pochissime le navi che vi transitano.
Dove. Le coordinate di Capo Horn sono 55°58′48″S 067°17′21″O.
Per non dimenticare. Sull’isola di Hoorn si trova una imponente scultura dell’artista cileno José Balcells che riproduce un albatro in ricordo di tutti i marinai che hanno perso la vita doppiando il capo.
Le tradizioni. I velisti celebrano il passaggio di Capo Horn in molti modi, fra cui fumare un sigaro, versare una bottiglia di liquore in mare a memoria dei naufraghi e per ingraziarsi il dio Nettuno.
Onde grandi come case. I forti venti dell’oceano meridionale significano onde enormi che, libere da ogni costrizione data dalla terra, si fanno sempre più alte e potenti, potendo raggiungere persino i 30 metri. A sud di Capo Horn, tuttavia, spesso le onde sono più corte e ripide e possono davvero rappresentare un incubo per la navigazione a vela.
La corsa all’oro. Nel 1800, Capo Horn era considerato così pericoloso che gli spagnoli preferivano trasportare i carichi di oro via terra, piuttosto che rischiare di navigare nella zona dove le forti correnti spinsero molte navi e i loro equipaggi sulle rocce.
Ricordi. Coloro che hanno doppiato il capo possono, per tradizione, decidere di indossare un orecchino d’oro sul lobo destro o sinistro, a seconda di quello che era più vicino all’Horn. Alcuni marinai usano anche farsi tatuare una nave con tutte le vele issate.
L’arrivo della flotta a Itajaì è previsto intorno al 5/6 aprile, dopo tre settimane di navigazione. L’avanzamento dei sei team può essere seguito con lo strumento del tracker, la cartografica elettronica, aggiornata ogni tre ore al link:http://www.volvooceanrace.com/en/virtualeye.html o tramite le app per smartphone e tablet.