Buche nel fondale fino a 50 metri e l’intero ecosistema lagunare a rischio perché i lavori del Mose hanno provocato un grave squilibrio idraulico, il tutto documentabile – come riporta oggi un articolo apparso su La Nuova Venezia ed altri importanti magazine online – con le fotografie scattate da un appassionato chioggiotto dall’ecoscandaglio a bordo della sua barca.
L’esempio più chiaro nei pressi del Faro Rocchetta, agli Alberoni, dove lo strumento di bordo registra una profondità media di 12-14 metri, con punte di 15. Poi, improvvisamente, all’altezza della conca di navigazione, ecco le prime buche di oltre 30 metri. Si risale a 27,9, poi di nuovo una “fossa” e si precipita a 43,8.
Tutta colpa dei lavori del Mose o forse no? Studiosi e associazioni ambientaliste stanno lanciando l’allarme da anni, i dati dicono che la laguna perde ogni anno circa un milione di metri cubi di sedimenti. L’ecosistema sarebbe dunque in pericolo, ma d’altronde già tredici anni fa erano state evidenziate in laguna “zone rosse” a rischio erosione. Va inoltre detto che buche del genere in Laguna esistono praticamente da sempre, si tratta delle cosiddette “Palaee”, fosse scavate dai gorghi nel fondo morbido della laguna. La più nota di tutti la ‘Paeada dee ceppe’ è famosa tra i pescatori, unico luogo della laguna dove era possibile trovare alcuni pesci oltre misura.
Altra buca profonda e probabilmente non nota ai più è situata a Chioggia, nei pressi del Forte di San Felice poco più a prua di dove una volta trovava ormeggio sul campo boe la nave “Clodia” adibita al carico e scarico del grano. Lì la profondità si aggirava intorno ai 35 metri.
Foto: La Nuova Venezia