Un cassone del Mose alla bocca di porto di Chioggia è scoppiato per la pressione troppo alta del calcestruzzo. L’incidente, secondo quanto riporta stamane La Nuova Venezia, sarebbe accaduto qualche tempo fa ma tenuto riservato.
Già in queste ore sono in corso in profondità i complicati lavori di ripristino della grande base in cemento da 16 mila tonnellate, l’ultima fatta affondare lo scorso anno, ed alta come un condominio di dieci piani.
Il costo per l’operazione di ripristino si aggirerebbe intorno ai dieci milioni di euro, cui vanno naturalmente sommari i tempi di lavoro dell’opera, già notevolmente in ritardo.
Secondo una prima ricostruzione il cedimento sarebbe dovuto ad un errore umano di calcolo, in quanto sono stati pompati a dieci metri di profondità tonnellate di calcestruzzo per «stabilizzare» il cassone affondato. Il calcestruzzo doveva sostituire la sabbia del fondale, che però per un errore di calcolo è rimasta al suo posto, aumentando la pressione sul manufatto in modo esponenziale. E alla fine, il cassone è scoppiato.
Il Mose, un’opera del valore di quasi sei miliardi di euro, secondo i dati diffusi dal Consorzio è al’85 per cento della sua realizzazione. Manca la parte più delicata, cioè l’avvio del sistema delle paratoie. Che a Chioggia subirà un ulteriore ritardo per i lavori di ripristino del cassone scoppiato.