La nautica italiana litiga. Le due associazioni di categoria, Ucina e Nautica Italiana si contendono – a suo di comunicati stampa – lo scettro di regine del mercato, accusandosi l’un l’altro di reciproci dispetti. Oggetto del contendere la supremazia e l’organizzazione di uno dei più importanti eventi per il settore: il salone nautico di Genova.
Mentre la nautica italiana fa le bizze però irrompe in un mare già di per se agitato, con la stessa rapidità e non prevedibilità di un temporale estivo, la notizia che il Ministero dello Sviluppo Economico intende non finanziare più il settore. Un contributo importante, quello statale, stimato in oltre un milione di euro che a questo punto sarà dirottato verso altri settori. Una sorta di punizione, una caramella tolta a due bambini che contendendosela, litigano.
Ad appesantire ancora di più un aria già di per sé irrespirabile l’articolo de Il Sole 24 ore a firma di Aldo Roti nel quale si descrive come, al ministero dei Trasporti, abbiano ben pensato di far cambiare a tutte le imbarcazioni la radio vhf presente a bordo, introducendo inoltre un esame obbligatorio per poterle usare.
Subito sono nati due schieramenti, che vedono contrapposti da una parte il Corpo delle Capitanerie di Porto ed i funzionari del Mise (Ministero sviluppo economico), e dall’altro Ucina Confindustria Nautica insieme a Confarca, l’associazione di categoria che riunisce le agenzie e le scuole per le patenti nautiche ed automobilistiche.
La proposta, nella sua completezza, prevedere la sostituzione delle attuali radio vhf con quelle dotate del DSC (Digital Selective Calling, il tasto rosso di soccorso) e l’obbligo, anche per le imbarcazioni fino a 24 metri che navigano oltre le 30 miglia dalla costa, d’installare a bordo una ulteriore radio, in media frequenza (l’ex SSB oggi HF-DSC), fino ad adesso prevista solo per le unità oltre i 24 metri di lunghezza, cioè per le navi da diporto. Un operazione che – considerati anche i natanti privi d’immatricolazione – vedrebbe coinvolti circa 400.000 utenti della nautica.
Una nuova forma, folle, all’italiana, per di più in netto contrasto con la legge delega di riforma del Codice della nautica – votata all’unanimità dal Parlamento – che quindi prevede “la semplificazione degli adempimenti posti a carico dell’utenza” e “la semplificazione del regime amministrativo della navigazione da diporto”, vietando espressamente che possano esserci nuovi costi per i diportisti.