L’intervista a Gianfranco Frizzarin, dopo 20 anni lascia la presidenza de Il Portodimare

Dopo un ventennio alla guida de Il Portodimare, il sodalizio velico Padovano che proprio lo scorso anno ha festeggiato i quarant’anni di attività, GianFranco Frizzarin si prepara a lasciare la carica di Presidente. Per ben cinque quadrienni ha guidato uno dei circoli più attivi nel panorama velico zonale e nazionale, ed alla vigilia del suo ultimo consiglio direttivo nelle vesti di Presidente, Frizzarin ha scelto di raccontarsi a Velaveneta.it. Lo ha fatto facendo un bilancio di questi venti anni dal punto di vista personale, da presidente di circolo e da giudice di regata.
Presidente, dopo oltre vent’anni si prepara a lasciare la presidenza de Il Portodimare, le prime sensazioni..

“Sono ben 5 mandati o quadrienni Olimpici che sono il presidente del Portodimare. E mi sembra giusto passare la mano anche per poter fare il presidente del comitato di Regata perlomeno delle regate Portodimare in quanto per la regola della incompatibilità non potrei più farlo. Da sempre come giudice di regata mi sono occupato di Altura e penso di essere abbastanza afferrato nella materia a differenza di chi invece si sente specialista di tutto e poi ne vediamo i risultati. Al mio esordio da presidente già avevo partecipato a quelle splendide ed innovative regate ideate da Bepi Strano (la 5 Boe e la regata handicap) il cui successo indiscusso fece storia, erano ancora gli anni dello IOR, per poi passare a IMS e oggi ORC.”

La soddisfazione più grande da presidente de Il Portodimare? 

“L’organizzare e gestire importanti regate d’altura è stata una sfida importante, ho avuto bravi aiutanti e collaboratori e le soddisfazioni non sono mancate. Sono state organizzate regate a compenso e regate monotipo, particolare attenzione è stata rivolta alla classe Meteor  organizzando un Campionato Nazionale nel 2008 e molte prove dell’annuale campionato zonale. Ho visto nascere e crescere a Chioggia la classe Minialtura, e solo per ricordare nell’ultimo quadriennio ci ha visti protagonisti con l’organizzazione di due Coppe Italia, due Campionati Italiani e per ultimo un Campionato Europeo, tutte regate con un numero di partecipanti mai visti nelle precedenti edizioni. I ricordi più belli ? tante vittorie dei nostri soci nelle più importanti regate d’altura Reccanello, Pegoraro, Borgatello, Caramel, Cavagnis, Servadio, Bertozzi e tutti i loro equipaggi. Sono orgoglioso di far notare che al Campionato Italiano d’altura 2017 risultano già iscritte 7 imbarcazioni del Portodimare pari al 10% degli attuali iscritti, numero non eguagliato da nessun altro Circolo. Ricordo con particolare affetto quanto fatto per la scuola vela diversamente abili con le imbarcazioni 2.4, partita da zero e durata 14 anni, organizzando scuola vela, partecipazione a regate in tutta Italia e l’ organizzazione a Chioggia di un campionato Nazionale di classe. Per i 2.4 siamo stati il primo Centro Federale in Italia e tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione dei consiglieri del circolo che si sono succeduti e che ringrazio sentitamente. Un ringraziamento particolare lo devo ad Emilia Barbieri da sempre segretaria e tuttofare. Dal 2015 il Circolo si è trasferito nella nuova sede più grande e confortevole. È a disposizione di tutti i soci e può accogliere dignitosamente serate dedicate  al nostro meraviglioso sport.”

Un rammarico avuto nel corso di questi anni? Un qualcosa che voleva fare e che invece purtroppo non ci è riuscito?

“Solo un piccolo rammarico non aver potuto organizzare a Chioggia un Campionato Italiano Altura, ma la logistica ci avrebbe creato problemi.”

Da moltissimi anni è in giro per i Campi di regata di tutta Italia, occupandosi in modo particolare di altura, come è cambiata la vela “a compensi” negli ultimi anni e quale direzione dovrebbe secondo lei prendere?

“Siamo praticamente passati da barche regata pura a barche oggi chiamate crociera-regata, i prototipi dell’epoca non si sono più ‘rigenerati’.  Esempio: Moretto, Era Ora, Shaula, Ciaro de Luna ecc- e sono stati sostituiti da barche di serie, opportunamente ottimizzate con le quali si può pure andare in crociera, quali: X-Yacht, Grand Soleil, Beneteau, Italia Yacht ecc. Per quanto riguarda invece i monotipo che gareggiano in tempo reale abbiamo in Italia un frazionamento. In una miriade di classi con problemi di “spostamenti, numeri e durata nel tempo.” Comunque è evidente il cambio di tecnologia, materiali, vele e perché no di uomini. La grande svolta l’ha portata la Coppa America rendendo famosi i loro equipaggi che un poco alla volta sono passati alla vela d’altura facendo nascere quel movimento che oggi vediamo tutti: se vuoi vincere ci vogliono i ‘professionisti’.”

Sono sempre meno i velisti che scelgono di diventare giudici di regata, a cosa è dovuta questa crisi di vocazioni? Come si potrebbe secondo Lei fronteggiare?

“Appunto perché oggi nella vela d’altura girano molti professionisti seri e preparati ritengo sia opportuno formare un gruppo di Giudici di Regata preparato e dotato degli strumenti idonei, non basta più il filetto di lana…quello va bene per l’Optimist, ma la FIV più di una maglietta all’anno non ti da tutto il resto bisogna comperarselo ecco perché se fai il conto tra VHF, bussola, anemometro, binocolo, computer, stampante, cerata, stivali e scarpe da barca ecc. sono pochi i velisti che scelgono di diventare Ufficiali di Regata.”

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