I sette team hanno affrontato la partenza, dopo il caloroso saluto del pubblico portoghese, la discesa del fiume Tago e l’uscita in mare aperto dove le previsioni meteo parlano di vento di aliseo sostenuto, intorno ai 30 nodi, in poppa e mare ben formato per i primi giorni navigazione. Il primo team a uscire dal fiume è stato quello dei franco/cinesi di Dongfeng Race Team, che ha fatto già registrare una velocità di quasi 33 nodi, seguito dagli olandesi di team Brunel e dagli spagnoli di MAPFRE.
La Leg 2 è una classicissima della regata intorno al mondo, con la flotta impegnata nella discesa dell’Atlantico, il passaggio dei Doldrums (le calme equatoriali), la navigazione negli alisei, una puntata negli oceani meridionali prima dello spettacolare arrivo a Città del Capo sotto la celeberrima Table Mountain, che ha ospitato la regata per ben 10 volte. Le opzioni tattiche si sono ampliate quest’anno, con la rimozione del tradizionale waypoint dell’isola di Fernando de Noronha, a circa 170 miglia dalla costa del Brasile.
Sebbene le barche potrebbero tenersi più a ovest possibile per agganciare prima gli alisei, questa rotta è centinaia di miglia più lunga rispetto a quella diretta per Città del Capo. Senza il passaggio della piccola isola, l’opzione di tenersi più a est, cioè più vicino alla costa africana, potrebbe entrare in gioco e scombinare le carte. La durata prevista è di 21/22 giorni, ma molto dipenderà da quanto veloce sarà passaggio delle calme equatoriali.
“E’ una tappa molto interessante, forse più interessante che in passato.” E’ l’opinione di Charlie Enright, lo skipper di Vestas 11th Hour Racing che si è aggiudicato la prima tappa. “Di solito bisogna puntare verso la costa brasiliana… dicono che ‘West is best’ (meglio a ovest)…”
Tuttavia non è certo che questa volta la massima verrà rispettata. “Credo che (togliere il waypoint) cambi molto le cose,” ha detto lo skipper di Sun Hun Kai/Scallywag, l’australiano David Witt. “Penso sarà una tappa interessante e che potremo vedere le separazioni più grandi da molto tempo a questa parte nella Volvo Ocean Race. Vedremo che succederà.”
“Certo che si può stare più a est.” Ha confermato Charles Caudrelier skipper di Dongfeng Race Team. “La differenza è enorme, ma si tratta anche di una scelta tattica pericolosa. c’è sempre un equilibrio ed è difficile capire da che parte stare. Sarà un incubo per i navigatori.”
“Vedremo che succederà. Speriamo che gli altri scelgano la via più breve, e noi staremo a ovest.” Ha dichiarato Xabi Fernández, esperto skipper degli spagnoli di MAPFRE. “Difficile da dire. Sarà una bella patata bollente per il nostro navigatore Juan Vila. Ma abbiamo la massima fiducia nel suo istinto e nelle sue scelte e speriamo di passare bene l’equatore.”
“La tappa durerà 21 o 22 giorni e ogni giorno ci saranno decisioni tecniche da prendere.” ha detto invece Simeon Tienpont, skipper di team AkzoNobel, che in questa seconda tappa potrà contare anche sull’esperienza di Chris Nicholson, Jules Salter e Peter Van Niekerk. “Sono molto fiducioso, perché ho un team molto forte.”
Invece, per molte delle matricole che corrono con i vari team, la Leg 2 rappresenterà un battesimo oceanico, con molti giorni e notti passati a bordo, e una nuova esperienza dal punto di vista velico e umano. “Ho ragazzi a bordo che non hanno mai navigato per più di sei o sette giorni di seguito.” ha detto la britannicaDee Caffari, unica skipper donna che guida Turn the Tide on Plastic e che avrà al suo fianco molti giovani alla loro prima esperienza offshore. “Ma hanno un margine di miglioramento enorme e questa è una tappa in cui c’è un po’ di tutto.” La triestina Francesca Clapcich affronta la lunga navigazione che la attende proprio con questo spirito: “La Leg 2 è la prima vera navigazione verso sud, sarà una tappa dura, difficile, con cambi climatici importanti, attese esasperanti nei doldrums (le calme equatoriali) e planate infinite nel finale di tappa. Sono molto emozionata e ho voglia di partire.”
Bouwe Bekking, che partecipa per la ottava volta alla Volvo Ocean Race come skipper di Team Brunel, porterà con sé il Velista dell’Anno e campione della Coppa America Pete Burling, che però è alla sua prima lunga esperienza di oceano, e che passerà l’equatore per la prima volta, un’occasione in cui la tradizione impone una visita a bordo del Re Nettuno e un rito di passaggio per i “novellini”. “Siamo in regata, ma è una tradizione della regata ed è importante.” Ha detto Bekking. “Ci saranno delle belle immagini di Peter Burling, magari con un taglio alla ultimo dei mohicani o qualcosa del genere…” Non sarà la prima volta per l’italo/argentino Maciel Cicchetti, alla sua terza partecipazione, e per Alberto Bolzan, ma il friulano non nasconde la sua voglia di partire: “E’ una tappa molto bella, nella scorsa edizione forse una delle più belle, proprio per la varietà delle condizioni. Credo sia adatta a team Brunel perché il nostro gruppo è molto poliedrico. Speriamo di aver colmato il gap della prima tappa e di poter essere competitivi fin da subito.”