Giaceva lì, nel fondale del fiume Po tra i 3 ed i 5 metri di profondità, da almeno 70 anni il relitto della Regia Nave San Giorgio, costruita a Trieste dagli austriaci nel 1914.
È stato scoperto grazie all’intuizione e allo studio dell’appassionato Luciano Chiereghin, da anni ‘cacciatore’ di reperti della seconda Guerra mondiale, insieme al lavoro di altri appassionati di storia e archeologia.
La nave, fabbricata da manovalanza austriaca, entrò in forza alla Marina Militare Italiana, prima di essere depredata dai tedeschi durante il secondo conflitto mondiale.
Quando i tedeschi ne presero possesso le lasciarono il nome, San Giorgio, santo venerato anche in Germania, riclassificandola però con in nuovo nominativo G107.
Nella notte del 12 febbraio 1944, in difficoltà per una tempesta e per il mare forte il sottotenente di vascello Wienbek con i suoi 52 uomini di equipaggio decisero di trovare rifugio all’interno del Po non conoscendone, evidentemente, le insidie.
Non servì molta navigazione per incappare in una secca, rendendo inutile il motore da 960 cavalli: la San Giorgio, lunga 54 metri, larga otto per una stazza 363,61 tonnellate, cominciò a inclinarsi su un lato lasciando il tempo all’equipaggio di mettersi in salvo con le scialuppe prima di affondare.
Della nave venne persa ogni traccia a causa dell’allargarsi e svilupparsi del Delta del Po rubando spazio all’Adriatico e per il conseguente innalzarsi delle sabbie, dovuto all’effetto dell’ingresso, con le maree, del mare nel fiume.