Di seguito riportiamo il comunicato stampa ricevuto oggi da Assonautica Italiana che si esprime in merito alla questione delle Grandi Navi a Venezia. Una presa di posizione chiara – in alcuni punti anche condivisibile – spiegata passo dopo passo nelle seguenti righe.
In Italia, casistica fortunatamente limitata ad alcuni tragici episodi, i treni si scontrano sullo stesso binario, con morti e feriti gravi. Treni controllati sia da bordo che da remoto. Ma non per questo si sopprimono i treni o le stazioni ferroviarie.
Quest’anno in giro per il pianeta sono caduti una decina di aerei con un migliaio di morti. Velivoli super controllati, al massimo della tecnologia e rispondenti alle più rigide normative.
Il 2 giugno a Venezia una nave da crociera, la cui rotta è soggetta a molte variabili di non banale controllo, ha strisciato una banchina e urtato un battello fluviale, risultato: 4 contusi, nessun morto o ferito grave. L’episodio tuttavia fa propendere un po’ tutti, politica e attivisti “no grandi navi” in primis, per togliere le navi passeggeri dalla laguna. Le petroliere e le gasiere intanto potranno continuare – o addirittura cominciare – a transitare liberamente nei canali a ridosso delle banchine di Marghera e del centro storico di Chioggia. La riflessione doverosa che chi si occupa di amministrazione pubblica o di politica dovrebbe fare, tenuto conto della fragilità di Venezia e dell’intera laguna, è se con l’acqua sporca dobbiamo gettare anche il bambino. Assonautica si chiede cioè se questo episodio deve essere lo strumento di quel decisionismo improvvido che condiziona una governance troppo interessata dai like su una pagina Facebook, oppure se viene considerato per quello che è, e cioè un sasso nello stagno della politica che non decide quasi mai, se non quando pressata da un’opinione pubblica.
La laguna è fragile e certamente Venezia ancora di più, Chioggia altrettanto, ma la partita è difficile, non fosse altro che per il valore sociale, al di là della questione economica e culturale che la crocieristica di Venezia genera. In un paese che di manufatturiero non ha quasi più nulla, dove il turismo rimane l’unico baluardo possibile di una ripresa economica che non si intravvede ancora all’orizzonte e dove la blu economy dell’intera costa adriatica, a partire da Brindisi per arrivare a Trieste, dipende dalle crociere con numeri da capogiro, togliere Venezia, o limitarla fortemente, significa chiudere in perdita l’ennesima partita utile a risalire la china in cui la nazione intera si trova.
Sui tre progetti del Ministro Toninelli si può discutere, speriamo poco, certo è, a parere di Assonautica, che le navi, magari in numero contenuto e sotto alle 40.000 tonnellate di stazza debbano continuare a transitare alla Giudecca senza grande pregiudizio per nessuno. Sulle grandi navi alla Marittima le questioni vere da risolvere sono altre, prima tra tutte la fornitura in banchina di energia elettrica necessaria a limitare o a bypassare l’uso dei generatori di bordo per garantire aria sana a tutta la Città. In secondo luogo la distribuzione del carico turistico con la creazione di una seconda stazione passeggeri che vedrebbe diluire l’impegno e l’impatto dei flussi dalla Marittima del Tronchetto ad altre banchine peraltro esistenti, pur bisognose di opere adeguate.
Chioggia sembrerebbe la soluzione migliore, stante i collegamenti alle infrastrutture viarie, pur da migliorare, che non hanno né il Lido, né tantomeno Malamocco. Ciò, fatta salva la questione del costruendo deposito da 9000 mc di GPL in gronda, questione sulla quale i “no grandi navi” non si sono esposti, come se fosse una questione secondaria, se non irrilevante, mentre non è così affatto.
Infine la limitazione della velocità all’interno delle bocche di porto ed un numero di rimorchiatori di potenza in grado di correggere con decisione e repentinamente eventuali rotte sbagliate, appaiono misure più che sufficienti a mantenere il transito in sicurezza. La questione della potenza ed efficacia dei rimorchiatori non è un fatto banale dato che l’accaduto poteva essere quantomeno corretto con risultati differenti, se non ancora più irrisori.
La tematica però oltre che tecnica, rimane di fondo una importante questione utilitaristica e sociale: il massimo utile per il massimo numero di persone, siano esse turisti, residenti, imprese, lavoratori o attivisti. E perché no, incoraggiare lo Slow Tourism che fa tanto viaggiatori consapevoli ed interessati a vivere il viaggio. Magari obbligando la sosta alle navi ad almeno 24 ore al posto della media attuale che non supera le 16. Solo così salvaguarderemo gli interessi di tutti, quelli di Venezia per prima.