Max Sirena:”Questa Coppa dev’essere la nostra”

Ci permettiamo di riproporre con piacere l’intervista a Max Sirena, skipper di Luna Rossa Prada Pirelli, pubblicata sul sito internet ufficiale del sindacato di Coppa America.

Sei edizioni dell’America’s Cup alle spalle, dopo l’esperienza del 2017 con Emirates Team New Zealand, vincitore dell’ultima Coppa America, è tornato alla guida di Luna Rossa Prada Pirelli Team con un unico obiettivo: portare la Coppa in Italia.

Max Sirena

Che cosa c’è di nuovo in questa sfida?
Nei vari dipartimenti ci sono persone di grande esperienza ma anche ragazzi molto giovani. Soprattutto, abbiamo scelto di affrontare la Coppa con un approccio diverso: molto orizzontale. Ovviamente, se non si riesce a prendere una decisione, alla fine ci sarà sempre qualcuno a farlo, ma la velocità della barca viene prima dell’ego di qualsiasi membro della squadra.

A che tipo di barca state lavorando?
Avendo la possibilità di costruire due scafi, è un po’ come il turno di servizio in una partita di tennis. La prima, la devi osare. Per essere conservativi, c’è sempre la seconda palla. In ogni caso, in questa nuova Coppa America stiamo muovendoci tutti in una zona inesplorata e anche le eventuali opzioni più moderate sono comunque rivoluzionarie.

Che differenza c’è tra essere a bordo di un catamarano che vola e una barca che vola?
La barca che ci aspetta sarà molto più scorbutica e nervosa dei catamarani che abbiamo visto fino ad ora.

Marco Tronchetti Provera, Max Sirena

Come hai selezionato gli uomini di Luna Rossa Prada Pirelli Team?
Li ho scelti uno a uno in prima persona, valutando il talento ma anche il lato umano e interpersonale.

Il team completo da quanti elementi sarà formato?
Cento, centocinque persone.

Come e quando deciderai chi sarà al timone di Luna Rossa?
È un scelta che non potrò fare troppo tardi, perché vorrebbe dire sottrarre ore importanti di allenamento al futuro timoniere. Probabilmente entro la fine del 2019 e ovviamente valuterò la velocità che riesce a esprimere nella globalità di una regata e non su singoli spunti. Non escludo a priori di avere un nome per le partenze e l’altro per il resto della gara.

Come si tiene motivata quotidianamente una squadra così numerosa? 
Si deve far capire a tutti che ogni singola attività di ogni persona incide sul risultato finale. Un’impiombatura fatta male come un post sbagliato su un social può avere delle conseguenze sul lavoro di tutto il gruppo e anche sul risultato finale.

Il progetto ‘New Generation’ come nasce?
Nasce dalla considerazione che l’età media dei velisti bravi in Coppa America è molto alta. Siamo vecchi. Se si vuole che Luna Rossa, in qualsiasi modo andrà questa Coppa, abbia una prospettiva, l’unica strada percorribile è quella di investire sui giovani. Ne ho parlato con Patrizio Bertelli: sentivamo di dover aprire un nuovo ciclo per il presente ma soprattutto per il futuro. Sono entrati in squadra nove ragazzi (Umberto Molineris, Andrea Tesei, Davide Cannata, Enrico Voltolini, Jacopo Plazzi, Matteo Celon, Nicholas Brezzi, Ruggero Tita, Romano Battisti) a cui se ne aggiungeranno altri due. Si tratta di persone molto valide soprattutto dal punto di vista mentale, che è l’aspetto fondamentale. A farli crescere come velisti pensiamo noi.

Quali sono le punte e le medie di velocità attese?
Dai 35 ai 50 nodi.

Come cambia la visione della gara a queste velocità?
Nelle regate tradizionali vedi le raffiche arrivare e le aspetti. A queste velocità, le vai a prendere nel minor tempo possibile.

Perché questa sfida parte dalla Sardegna e da Cagliari in particolare?
Perché c’è sempre vento, perché Cagliari è una città che poteva accogliere i membri di una squadra di cento persone e le loro famiglie, perché ha una logistica ideale e la Sardegna è una terra meravigliosa della quale da quando siamo qui sono innamorato.

La sera torni a casa soddisfatto?
Mai.

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