Ritorno della libera pratica sanitaria, dura presa di posizione da parte di Assonautica Italiana

Dura presa di posizione di Assonautica Italiana verso la disposizione del Ministero della Salute Dipartimento Controllo sanitari USMAF ( Ufficio di Sanità Marittima Aerea e di Frontiera) che prevede la procedura di dichiarazione di “non rischio sanitario a bordo” alle imbarcazioni da diporto sotto i 24 metri, sia ad uso privato che a charter (ne avevamo già parlato qui).
La disposizione, se rispettata – a parere di Assonautica – provocherà centinaia di migliaia di dichiarazioni da inviare al ministero prima di entrare in un porto diverso da quello di partenza, dopo appena sei ore di navigazione.  

“La struttura giuridica è inutilmente penalizzante per la nautica – commenta il  Presidente di Assonautica Italiana Alfredo Malcarne – se la si paragona agli altri sistemi di mobilità . Per fare un solo esempio, in auto in sei ore si raggiungono località lontane fino a 800 km, mentre in barca a vela forse si arriva a cinquanta. E a terra non esiste una norma o una disposizione che implichi alcuna formalità da svolgere per chi viaggia. Avremmo compreso se la disposizione avesse inteso effettuare un controllo preventivo per chi arriva da un porto estero, ma così siamo veramente alla burocrazia pura.”

La procedura è di fatto un inutile doppione dato che nei piani di controllo sanitari della quasi totalità dei porti turistici viene consigliato il controllo della temperatura a chi arriva.
Assonautica si interroga su quale possa essere lo scopo di tale circolare, dato che l’ingresso avviene con il silenzio assenso senza specificare tempistiche di attesa per la sua formazione. È evidente che ci dovrà essere presso i porti un ufficio attivo h24 che dovrà, una volta controllate in tempo reale centinaia di migliaia di mail e messaggi vari, attivarsi prontamente per sospendere le procedure di sbarco degli equipaggi non conformi al “modello semplificato”.

“Abbiamo chiesto l’inversione della procedura – conclude Malcarne – in modo che siano solo i comandanti con problemi a bordo a comunicare lo stato di rischio. Ci sembra un atto dovuto di riconoscimento di responsabilità che comunque resta in capo, anche in caso di compilazione del modello proposto dall’Ufficio Ministeriale, a chi comanda la barca.”

La nautica italiana non è Cenerentola. 
Assonautica ha quindi scritto al Ministero della Salute  e alla Presidenza del Consiglio restando in attesa di un urgente, doveroso, costruttivo riscontro.

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