Alle 13.02 (ora locale) del 28 gennaio 2021, dopo aver percorso 24.365,74 miglia (a una velocità media di 12,54 nodi) e vissuto 80 giorni, 22 ore, 42 minuti e 20 secondi in mezzo all’oceano, Giancarlo Pedote (Prysmian Group) entra nella storia della vela, tagliando il traguardo del Vendèe Globe in settima posizione, il miglior risultato di sempre per uno skipper e una barca italiani (nel 2012 Alessandro De Benedetto fece 11°, ma a poppa sventolava la bandiera francese…).
La classifica definitiva in tempo compensato verrà aggiornata dopo l’arrivo di Jean Le Cam (Yes We Cam!), attualmente in ottava posizione, poiché lo skipper francese potrà scontare un abbuono di 16 ore e 15 minuti per aver contribuito a salvare Kevin Escoffier
Quello di Pedote è comunque un enorme successo, che vale doppio, perché lo skipper toscano, seppur con un budget contenuto e una barca della passata generazione, con foil piccoli e di vecchia concezione, ha navigato benissimo, “rosicchiando” costantemente posizioni agli avversari (poco dopo la partenza era 28°) e tenendo testa ai superfavoriti di questa edizione, a bordo di scafi ultra competitivi e moderni.
Sin dalla partenza, Giancarlo ha avuto un approccio responsabile, in perfetto equilibrio tra l’impazienza del regatante e la prudenza del marinaio. «La cosa più importante è finire il Vendèe Globe», aveva detto prima dello start e così è stato. Ma non c’è dubbio che la posizione in tempo reale non può che inorgoglirlo, perché è stata conquistata con la determinazione e l’impegno di chi, nelle cose, oltre alla testa, ci mette il cuore.
Al suo primo giro del mondo in solitario senza scalo e senza assistenza, Pedote ha sfoderato grinta e bravura, gestendo bene tutte le difficilissime condizioni meteo che la nona edizione del Vendèe gli ha riservato sin dalla partenza: prima un fronte nel Golfo di Biscaglia, poi la depressione tropicale Theta, un susseguirsi di burrasche nell’Atlantico, le calme equatoriali e, infine, gli infernali 40 e 50 gradi Sud, dove ha navigato il più distante possibile dai guai tenendo il piede sollevato dall’acceleratore per evitare i danni, le avarie, gli abbandoni (e il naufragio) che hanno invece flagellato molti dei suoi avversari (8 skipper su 33 partiti si sono ritirati dalla regata).
Ma il suo istinto da regatante non si è mai assopito, aspettava solo il momento giusto per tornar fuori e attaccare, memore dei successi ottenuti nella sua brillante carriera velica: un secondo posto alla Mini Transat (Classe Mini 6.50), il record al Trophée Marie-Agnés Pèron, due vittorie alla Trinité Plymouth e una serie di podi che gli hanno valso, nel 2013, il primo posto nel ranking mondiale, il titolo di Champion de France Promotion Course au Large en Solitaire e quello di Velista dell’Anno. E, ancora, una partecipazione alla Route du Rhum e, nel 2015 e la vittoria della celebre Transat Jacques Vabre (nella divisione dei Multi 50 con Erwan Le Roux).
Con un occhio alla meteo e uno agli avversari, Giancarlo ha sempre tastato il polso del suo Imoca, per capire come e quanto spingere per non stressarlo troppo, soprattutto negli oceani del Sud: «Guardandomi indietro non ho alcun rimpianto per le scelte fatte», ha spiegato, «spingere alle basse latitudini non avrebbe pagato, era un rischio troppo grande: la barca avrebbe subito uno stress enorme, cadendo in continuazione da onde corte e formate; chi ha scelto diversamente ne ha pagato le conseguenze».
Dopo 57 giorni di navigazione, Prysmian Group doppia finalmente Capo Horn e comincia la risalita verso Les Sables d’Olonne, ma non sarà un ritorno facile: Pedote scala faticosamente diverse posizioni e si ritrova nel gruppo di testa; all’altezza delle Azzorre sceglie di seguire la rotta Nord, sperando di agganciare una depressione e trovare vento più forte, mentre lotta con l’ottimo campione paralimpico, Damien Seguin, per riconquistare il sesto posto.
A pochi giorni dall’arrivo, la barca è stanca ma resiste, così come il suo skipper che deve tenere a bada la fatica, la tensione e anche l’impeto di calcare il piede sul pedale… «Non penso al traguardo né al risultato», dice, «è stata la mia filosofia dall’inizio e non la cambierò ora. Mi piace vivere il momento presente e ricordo che la classifica non dipende totalmente da noi. Non siamo a terra a giocare a ping-pong. Siamo in mare a giocare con un elemento che è sempre più forte di noi ed è lui che decide. Ci aspettano ancora momenti difficili: dovremo prendere le mani di terzaroli e mettere più tela al momento giusto, dovremo regatare bene con le altre barche vicine, fare le scelte giuste, riuscire a mantenere la giusta velocità … Bisogna ancora giocarsela! ».
Il vento non collabora e al 78 giorno di navigazione, diminuisce rispetto alle attese, rallentando l’IMOCA che purtroppo non può contare su foil di ultima generazione per volare via come il trio di testa. Man mano che le ore passano e le miglia davanti a lui si assottigliano, rimanere concentrati diventa prioritario, anche in previsione di una forte perturbazione prevista per il rientro.
«Nella seconda parte del Golfo di Biscaglia dovremmo avere vento molto sostenuto, anche se niente al confronto di ciò che abbiamo visto nel Grande Sud. Dovremo fare molta attenzione nell’avvicinamento a Les Sables d’Olonne. È un’area in cui ci sono molti pescatori e molte barche che non sempre hanno l’AIS che ci indica la loro presenza. Quindi dovremo risparmiare le energie per questo momento, soprattutto se arriviamo, come previsto, in condizioni “toste” ».
E così sarà, infatti: affrontando 25 nodi di vento da WSW e onde di 4 m, Giancarlo lotta fino all’ultima strambata con Seguin all’ingresso di Les Sables d’Olonne per conquistare il settimo posto in tempo reale e il diritto di sedersi al tavolo dei “grandi” della vela oceanica. «Damien (Seguin) mi tiene occupato, non ho tempo per annoiarmi. Ottimizzo costantemente ogni impostazione. Tick tock, tick tock. Mi sento come se stessi facendo un’altra gara Les Azores – Les Sables d´Olonne “, ha detto a 300 miglia dal traguardo, concentrato su questo sprint finale.
Pedote, che è stato seguitissimo sui social, ha condiviso con i follower non solo i momenti salienti di questa avventura, ma anche i valori portanti del suo progetto solidale, legato a Électriciens sans frontières, la Ong (che Prysmian Group ha deciso di ospitare in questo importante progetto di sponsorizzazione), che lavora per consentire l’accesso all’energia elettrica a tutte le popolazioni in difficoltà.