Un finale memorabile per il Vendée Globe

Tre barche in quattro ore, l'arrivo mercoledì pomeriggio?

Al termine di una fase di avvicinamento al cardiopalma, il nono giro del mondo senza scalo e senza assistenza si conclude in maniera epocale con lo sprint finale di 5 skipper, che tagliano il traguardo a Les Sables d’Olonne a poche ore di distanza uno dell’altro.

Dopo 25.000 miglia, 80 giorni, 6 ore, 15’ e 47” di navigazione, il primo a oltrepassare la linea (allungata per evitare incidenti da 500 m a 1,3 km), alle 20.35 (ora locale), è stato Charlie Dalin (Apivia), ma la sua vittoria è appesa alla clessidra: Dalin, infatti, dovrà attendere l’arrivo di Boris Herrmann (Seaexplorer-Yacht Club de Monaco) e di Yannick Bestaven (Maître Coq IV) prima di festeggiare: i due skipper (insieme a Jean Le Cam su YES We Cam!), hanno ottenuto degli abbuoni di tempo per aver contribuito alla ricerca e al salvataggio di Kevin Escoffier, naufragato nell’Indiano: Yannick Bestaven ha ottenuto 10 ore e 15 minuti; Boris Herrmann 6 ore, e Jean Le Cam 16 ore e 15 minuti.

Il tempo verrà “scontato” ai velisti nel momento in cui tagliano la linea, per cui la classifica in tempo compensato sarà aggiornata al momento del ricalcolo.

Ultima ora: alle ore 19.50 UTC di questa sera, mentre procedeva in terza posizione a 90 miglia dall’arrivo del Vendée Globe a Les Sables d’Olonne, lo skipper tedesco Boris Herrmann (SeaExplorer-Yacht Club de Monaco) ha avuto una collisione con un peschereccio, danneggiando il foil di dritta e altre parti dell’imbarcazione. Lo skipper non è ferito, ha messo in ordine la barca e procede verso il traguardo a velocità ridotta. 

Charlie Dalin, al suo primo Vendée, si è dimostrato il leader più consistente della flotta, tenendo testa ai concorrenti per la maggior parte della regata e doppiando due dei tre Capi in prima posizione (a Horn era secondo). Nonostante abbia danneggiato il foil di sinistra, ha condotto una regata impeccabile, sotto ogni profilo e quando le condizioni dell’Atlantico del Nord glielo hanno permesso, ha sfruttato – finalmente mure a sinistra – le potenzialità del suo Imoca, disegnato dal progettista vincitore della Coppa America, Guillaume Verdier.

Alle Azzorre ha scelto una rotta a Est, puntando dritto verso Capo Finisterre e lì ha innescato la marcia alta, con un occhio agli avversari che arrivavano da Nord e con l’altro allo specchietto retrovisore per controllare le mosse di Boris Herrmann nella sua scia. Pupillo di Michel Desjoyeaux, il 36enne di Le Havre, che ha ottenuto 4 podi consecutivi alla Solitaire du Figaro, ha come manager François Gabart, il vincitore del Vendée 2013.

Nel suo palmaresi ci sono la vittoria alla Transat Jacques Vabre dello scorso anno, un secondo posto alla Vendée Arctic, e molti altri trofei che gli sono valsi per due volte il titolo di Campione offshore di Francia. Nel Golfo di Biscaglia, da esperto “figarista”, Charlie ha stretto i denti e tenuto duro fino all’ultima strambata, quella decisiva per l’ingresso – trionfale – a Les Sables. Il suo è il terzo miglior tempo al Vendée Globe.

«Sono davvero felice di avere tagliato per primo, è stata una regata infernale! E’ un’emozione molto forte terminare il giro del mondo in solitario e trovarmi adesso qui, con tutte queste barche intorno, le luci… Mi aspettavo qualcuno, ma certo non tutta questa gente…»

«E’ una regata magica, in qualche modo mi ha cambiato, anche se non so ancora come. Ho provato emozioni fortissime e nuove».

«Si vivono alti e bassi durante la regata e ci sono tante cose da riparare, ma è una meravigliosa esperienza: ho navigato nell’oceano Indiano e nel Pacifico e ho doppiato Capo Horn! Se mi guardo indietro mi sembra incredibile tutto quello che ho fatto e ricordo anche tutte le manovre, solo a pensarci mi sento stanco! A poco a poco finisci per fare l’impossibile. Il momento peggiore è quando ho rotto il box del mio foil di sinistra: c’era acqua dappertutto e non sapevo cosa fare, allora ho chiamato il manager a terra; ho seriamente pensato che la regata sarebbe finita in Australia o in Nuova Zelanda, è stato davvero un brutto momento. Poi ho fatto una riparazione con il carbonio in piena tempesta nell’Indiano, un giorno intero di lavoro, ma è andata bene… Per quanto riguarda la competizione, è stata una gran bella lotta, prima con Thomas, poi con Louis e Yannick».

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