Una singolare scoperta è avvenuta nei giorni scorsi lungo l’arenile della spiaggia di Grado.
Durante la regolare manutenzione da parte del personale di Grado Impianti Turistici – GIT è stata rinvenuta un’asse ligneo della lunghezza di 8 m ca., per una larghezza di 30 cm e dello spessore di 7-8 cm che, per le sue caratteristiche, è subito apparso come un elemento di imbarcazione. Immediatamente allertata, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio FVG ha organizzato il recupero del reperto, reso possibile grazie alla collaborazione della stessa GIT e del Comune di Grado, che hanno prontamente messo a disposizione mezzi e personale per la movimentazione e una provvisoria collocazione in sicurezza.
Le operazioni si sono avvalse altresì del supporto logistico della ditta Aprile di Aquileia, che ha predisposto un’imbracatura su misura. Il personale tecnico-scientifico della Soprintendenza ha effettuato un primo trattamento del reperto con biocida, prima della sigillatura per garantire il mantenimento di un grado di umidità sufficiente per la conservazione temporanea.
È stata inoltre prodotta, con la collaborazione dell’archeologo subacqueo Dario Gaddi, una documentazione preliminare, procedendo anche a una campionatura per analisi: su queste basi verranno effettuate una valutazione e un primo inquadramento, anche cronologico, del reperto, per lo studio del quale si è reso disponibile il prof. Carlo Beltrame, specialista di archeologia navale dell’Università di Venezia – Ca’ Foscari.
Nel contempo sarà programmato un nuovo spostamento in sede più idonea per successivi trattamenti, in considerazione del materiale facilmente deperibile, e per una documentazione e studio sistematici, vista l’importanza del rinvenimento. Le imbarcazioni cucite
Al primo esame, infatti, il reperto sembra appartenere a un’imbarcazione con assi cucite, secondo una tecnica diffusa in particolar modo in area altoadriatica tra età romana e altomedievale.
Questo tipo di imbarcazioni, che poteva presentare fondo piatto o concavo, prevedeva il collegamento del fasciame delle tavole con corde fatte passare attraverso fori ricavati lungo i bordi delle giunzioni. La tenuta stagna era assicurata da cordoli in fibra vegetale, mantenuti lungo i bordi delle tavole attraverso le cuciture stesse.
L’asse di legno rinvenuto presenta appunto lungo entrambi i bordi fori a distanza e con inclinazione regolari, alcuni dei quali conservavano ancora resti delle corde e dei perni che le fissavano; sul lato interno sono anche visibili tracce di bruciatura.
Se sarà confermata la ricostruzione e si otterrà una datazione affidabile sulla base dell’analisi al radiocarbonio, si arricchirà il quadro della presenza di questa tipologia di imbarcazioni, che nel Friuli Venezia Giulia annovera anche l’esemplare rinvenuto nel canale Anfora di Aquileia.