La sala operativa della Capitaneria di Porto/Guardia Costiera di Venezia veniva informata, intorno alle 21 circa di ieri, la presenza di un tender alla deriva con due persone a bordo, al limitare della zona di competenza per la ricerca e soccorso croata e quella italiana, a circa 25 miglia al traverso di Punta della Maestra. A detta del segnalante, gli occupanti, una coppia di, rispettivamente, 65 e 58 anni e di origine tedesca, avrebbe abbandonato la propria imbarcazione da diporto, a seguito di affondamento, mentre impegnata in una traversata dell’Adriatico da Pola ad Albarella.
La situazione si presentava particolarmente difficile, a causa del mare mosso in zona e delle limitate capacità di tenuta dell’onda da parte del tender di circa due metri, oltre che per l’impossibilità di comunicare con i diportisti.
Grazie al monitoraggio del traffico mercantile in essere nell’area, la sala operativa dirottava le motonavi in transito ERGE e DARDANELLES SEAWAY, affinché operassero un controllo in merito alla presenza di eventuali “bersagli”, senza esito. Contemporaneamente, veniva disposta l’uscita della dipendente motovedetta CP 833, in servizio di ricerca e soccorso lungo tutte le 24 ore.
Tramite il Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto veniva acquisita l’informazione che anche i corrispettivi croati avevano iniziato un’attività di ricerca. La vedetta giungeva in area di ricerca verso le 23 e, contestualmente, il Comando Generale disponeva anche l’uscita della motovedetta CP 328 ed il supporto di un elicottero di stanza presso il Nucleo aereo di Pescara.
A mezzanotte circa, nel corso del pattugliamento dell’area di ricerca, da Sud a Nord, seguendo lo spirare dei venti provenienti dai quadranti meridionali, in modo da replicare la possibile direttrice del tender alla deriva e proprio quando la motovedetta CP 833 stava predisponendosi al rientro per rifornire, essendo in via di esaurimento il carburante utile alla fase di ricerca, veniva scorta una tenue luce intermittente, confusa tra l’intervallarsi delle onde. La vedetta procedeva ad investigare il lucore e, finalmente, identificava positivamente i naufraghi, procedendo a recuperarli a bordo. I due malcapitati, pur infreddoliti e spaventati per l’esperienza traumatica, apparivano in discrete condizioni generali di salute. Nella concitazione dell’abbandono nave i due non avevano provveduto a portare con sé alcun segnale d’emergenza o altri strumenti utili a permettere la localizzazione o a prolungare la sopravvivenza in mare e, considerato che il fondo del tender è risultato già invaso dall’acqua, la localizzazione ed il recupero sono dipesi esclusivamente da quella tenue luce intermittente e dall’attenzione e scrupolo con cui i due uomini e la donna che formavano l’equipaggio della vedetta della Guardia Costiera di Venezia hanno saputo operare, cogliendo tutti i segni che gli elementi hanno offerto.
Finalmente, alle ore 02,15, stabilito il punto di rendez-vous all’imbarcadero di Sant’Elena, i naufraghi venivano affidati all’idroambulanza del 118, per essere portati all’ospedale dei Santi Pietro e Paolo.