Grande attesa per l’arrivo dello scrittore svedese Björn Larssen invitato dal presidente Giuseppe Duca alla Compagnia della Vela, per l’ultimo degli incontri culturali in programma.
Autore di libri famosi come “La vera storia del pirata Long John Silver”, “Il cerchio celtico”, “Il porto dei sogni incrociati”, Larsson ha incantato la vasta platea con i suoi racconti e aneddoti di scrittore, ma soprattutto con quelli di appassionato velista nel mare del nord, accompagnato dalle domande di Duca e di Cristina Giussani della Libreria Mare di Carta.
A 19 anni Larsson lascia la Svezia per andare a Parigi, dove più che scrivere sogna di vivere la vita degli scrittori che aveva letto, come Hemingway o Henry Miller. Inizia con poesie e racconti.
“Non mi sentivo pronto per un libro. L’errore di molti giovani autori era di raccontare la loro vita, come se dovesse interessare gli altri. Ho scritto per anni, ma solo con “Il cerchio celtico” mi sono sentito uno scrittore. Bisogna leggere molto per scrivere. In tutte le altri arti si studia, mentre in letteratura si pensa che basti scrivere. L’ho fatto per una vita e non ho ancora finito di imparare.”
Nel 1986 decide di vivere su Rustica, la sua barca a vela, e ci resta per sei anni, dove sono nate alcune delle sue migliori opere letterarie. Dalla Svezia si trasferisce in Danimarca, ma la sua meta preferita per navigare è la Scozia, ricca di insenature dove potersi rifugiare e non buia come i fiordi della Norvegia – spiega – dove il sole è nascosto dalle montagne.
Gli viene chiesto di spiegare cos’è per lui il mare, che può essere libertà ma anche dolore e solitudine.
“Ho cercato di non cadere nella mitologia del mare. Nelle pubblicità di barche c’è sempre il sole, mentre nel mare del nord piove, è freddo, umido. Il mare permette una certa libertà, ma sei anche nello spazio chiuso di una barca. La libertà per me è poter partire, sapere che nessuno mi aspetti sotto l’orizzonte e mi rimpiange quando parto. Per un italiano è difficile, ha troppe cose belle per non avere rimpianti, la famiglia, la terra, il cibo ed il patrimonio culturale.”
Dopo una vita passata in mare, racconta di aver scritto un messaggio a Roberto Soldatini, direttore d’orchestra e velista, che voleva vendere la sua barca: “Mi disse che non dovevo, che la barca si tiene fino alla morte. Gli risposi, non sono mica il Papa.”